giovedì 4 giugno 2009

ISTANBUL (1).

Mi scaricano dal pulmino e non ho la minima idea di dove possa trovarmi, ne tanto meno dove debba andare. Sono le sette di mattina, in giro non c'è quasi nessuno. La strada davanti a me non ricalca molto l'idea che avevo in testa riguardo a come potessero essere le strade qui ad Istanbul. E' tutto piuttosto grigio.

Quel che importa è che sono arrivato. Eccomi in Turchia! Ma sono senza una Lira (nel vero senso della parola dato che qui la moneta locale è la lira...) e senza una lira non si va da nessuna parte, nemmeno ad Istanbul. Prelevo.

Consulto la mappa della Lonely Planet e decido di seguire fino in fondo la strada su cui mi trovo arrivando a Sultanahmet che secondo i miei calcoli dovrebbe essere il centro. Vengo da un viaggio in pulman di nove ore da Sofia, i sedili erano comodissimi ma forse per l'emozione non ero riuscito a dormire se non un'ora. Continuavo a leggere la guida sulla Turchia, la sua storia, la sua cultura perchè questo paese lo voglio proprio scoprire nella maniera più completa!



Arrivo in una piazza piena di panche di legno. Da una parte vi è l'imponente Moschea Blu e dall'altro, dopo un parchetto con una fonatana, Santa Sofia (Moschea trasformata in museo). Faccio subito amicizia con un venditore di zimit una sorta di ciambella salata con sesamo, poi arriva un signore che mi racconta dei suoi viaggi, sopratutto quello da berlino fino in Russia orientale, del quale ha scritto anche un libro. Io gli racconto che vengo da Venezia in treno e che scrivo su un blog. Lui però mi batte in quanto a lingue, ne sa almeno sei! mentre io... lassamo perde.

Arriva poi Bayram, uno spazzino giovane che si interessa subito a me e ci mettiamo a parlare anche se lui conosce ben poche parole d'inglese, ma la lingua non è mai una barriera insuperabile quando si è decisi a conoscersi. Lui mi insegna le prime parole di turco e io mi sento accolto come mai mi è successo durante i miei viaggi.

Intanto mando un messaggio ad Alessia, dicendole dove mi trovo ma sicome è ancora molto presto dovrò aspettare un bel po' prima di ricevere una risposta. Ma aspettare non è problema, il posto è splendido e continuo a consocere gente! I turchi hanno proprio una speciale predilezione per gli stranieri, si vede che hanno un sincero interesse nel sapere da dove vieni e farti sentire a tuo agio e accolto. Arrivano infatti dei ragazzini delle superiore che mi accerchiano e iniziano a farmi domande. Mi intervistano con una telecamere facendomi domande in inglese per un compito di scuola. Dopotutto è già la seconda volta in questo viaggio che vengo intervistato da qualcuno, inizio a farmici l'abitudine! Infine un gruppo di bambini scout in gita iniziano a passare tra tutti quanti offrendo da mangiare prodotti locali e io mi faccio una scorpacciata riempiendomi e sfamandomi tanto che devo rifiutare molte delle loro offerte.

Mi sento in un luogo paradossale, mai le persone sembrano essere tanto vicine e pacifiche come in questo posto e il tutto condito da uno splendido sole e un panorama mozzafiato.



Arriva Alessia e mi trova immerso in questa sorta di festa di benvenuto. ci abbracciamo e ci raccontiamo dei nostri viaggi. Lei è arrivata il giorno prima con l'aereo da Bari. Dorme da degli amici nella parte asiatica, anche lei servita e riverita. Rimaniamo un po' a parlare con Bayram, poi arriva un altro ragazzo che ci invita a prendere un tè sulla terrazza del negozio di tappeti di suo zio.

Il negozio è enorme e molto lussuoso, ma il pezzo forte è decisamente la terraza. Da qui abbiamo una vista completa della moschea blu da una parte e il Bosforo dall'altra!! Ci servono del tè portato da un ragazzotto che sebra svolgere solo questa mansione, la cosa un po mi imbarazza ma queste sono le loro usanze. Il nostro ospite è decisamente interessato ad Alessia ed è un po' troppo invadente anche se mantiene la compostezza di un uomo islamico. Al momento della foto cerca chiaramente di palpare ma in maniera totalmente innoqua e noi lasciamo correre...

Dopo circa un'ora e numerosi tè, salutiamo e ringraziamo. Andiamo a incontrare Marika, una ragazza italiana che a svolto il Leonardo a Gaziantep prima di noi e ora è di ritorno in Italia ma si è fermata qualche settimana a Istanbul. L'appuntamento è nella parte asiatica, per arrivarci bisogna attraversare il Bosforo in traghetto. Una ventina di minuti e dall'europa arrivi in Asia. Impressionante, non ti ci abituerai mai. Per gli abitanti di Istanbul è una cosa normale come prendere la metro da cadorna a san babila, ma che differenza!



Il boforo è una giostra di traghetti, barche, navi e gabbiani che vanno da una parte all'altra muovendo persone, auto e culture... è impossibile pensare a quanto debba essere inquinato questo fazzoletto d'acqua, ma dopotutto che si può fare? Tutto funziona, la gente salta al volo sui traghetti senza nemmeno aspettare che siano del tutto approdati, lungo le banchina ci sono venditori di Kepap di carne e di pesce, e sopratutto venditori di cozze ripiene di riso, eccezzionali!! E' tutto molto caotico, ma una caoticità umana, niente a che vedere con quella di milano o roma in cui le persone si spintonano e si guardano con sospetto. Inizio veramente ad amare questa città!



La sera mi troverò un ostello a Sultanahmet, 10 euro a notte con colazione. Dal mio letto senza dovermi spostare vedrò la grandezza di Santa Sofia, la luna ... e fuochi d'artificio! mi sento in un sogno e mi addormento presto, subito dopo il richiamo alla preghiera che si diffonde da tutti i minareti (un bordello della madonna!!).



le foto:



La foto del mio arrivo!





Il mio primo contatto con i turchi è stato questo personaggio...





Il mitico Bayram. anch'io vorrei fare lo spazzino in un posto del genere..





I bambini





I ragazzi del liceo





Bayram, Io, Alessia e il tizio che se la vuole marpionare..





La vista dalla terrazza





Venditori di cozze. Squisite.





Il Bosforo





La vista dal mio letto...



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